MEDUSE
Le meduse sono organismi invertebrati che appartengono al gruppo degli “Cnidari”, il cui nome deriva dal termine greco “knide” che vuol dire “ortica”, in riferimento alle cellule urticanti possedute. Le meduse hanno una consistenza gelatinosa (in inglese questo animale viene chiamato jellyfish, ovvero “pesce-gelatina”), essendo costituite per il 98% di acqua; sono formate da una parte superiore detta esombrella e una parte inferiore detta subombrella. All’interno della subombrella c’è la cosiddetta bocca che si collega alla cavità gastrovascolare mediante una struttura tubulare chiamata manubrio. Dal margine subombrellare si propagano dei tentacoli urticanti con i quali le meduse catturano piccole prede come il plancton o particelle alimentari in sospensione nell’acqua. Questi organismi si lasciano trasportare passivamente dalle correnti. Predatori naturali delle meduse sono soprattutto i cetacei, i pesci medusofagi come il pesce luna e le tartarughe marine.
Le meduse rappresentano solo una fase del ciclo biologico di molti cnidari in cui c’è un’alternanza tra due stadi principali: medusa e polipo. Il polipo si riproduce asessualmente, mentre la medusa sessualmente tramite gameti (spermatozoi e uova).
Dalla fecondazione dei gameti si genera lo zigote, ossia la prima cellula di un nuovo organismo da cui si formerà una larva dalla forma appiattita, chiamata larva planula. Dalla larva planula nascono i polipi che rimangono ancorati al fondale. Il polipo ha il corpo con l’apertura e i tentacoli rivolti verso l’alto e si riproduce per lo più tramite gemmazione (da cui il nome della fase asessuale chiamata strobilazione): ogni individuo è infatti in grado di generare un altro individuo identico a se stesso; quando il polipo ha raggiunto la maturità, produce piccole meduse femminili e maschili, le efire che liberandosi nell’acqua diventeranno individui adulti. Il ciclo vitale di molti cnidari può essere quindi schematizzato in questo modo: medusa ⇒ planula ⇒ polipo ⇒ medusa, e così via.
Nel Mar Mediterraneo sono presenti numerose specie di meduse, in alcuni casi particolarmente urticanti ma non mortali, a differenza dei mari tropicali insidiati dalle cosiddette “meduse killer”, come la cubomedusa australiana “vespa di mare” ( Chironex fleckeri). La cubomedusa atlantica “Medusa dal marsupio” Carybdea marsupialis, sempre più diffusa nel Mar Mediterraneo, con il suo veleno può provocare serie ustioni e talvolta risultare mortale.
Tra le specie più abbondanti ed importanti del Mar Mediterraneo vi sono la medusa luminosa “Pelagia noctiluca” che esibisce una caratteristica bioluminescenza notturna e non ha la fase polipoide e la medusa quadrifoglio “Aurelia aurita” il cui ombrello può raggiungere i 40 cm.
Numerose sono le specie “aliene” o “alloctone” (introdotte cioè accidentalmente o deliberatamente in luoghi al di fuori del proprio habitat naturale) e oggi molto frequenti nel Mediterraneo. Tra le più frequenti la medusa nomade “Rhopilema nomadica” (20-80 cm), molto urticante, ha avuto accesso nel Mediterraneo molto probabilmente attraverso il Canale di Suez creando diversi problemi sia alla pesca che al turismo; questa medusa, come anche la medusa di grandi dimensioni detta “polmone di mare o medusa barile” ( Rhizostoma pulmo), tende a diffondersi soprattutto lungo le coste.
Negli ultimi anni si è registrato un costante aumento del numero di meduse. L’innalzamento della temperatura media delle acque degli oceani, causato dai cambiamenti climatici, favorisce infatti la riproduzione di molte specie; durante la fase sessile di polipi, determinate condizioni di salinità, temperature e di disponibilità di prede possono infatti favorire il formarsi dei cosiddetti “bloom di meduse”.
Inoltre, l’aumento della temperatura delle acque facilita anche l’ingresso nel Mediterraneo di diverse nuove specie tropicali (aliene) che, trovando condizioni favorevoli, si diffondono. Alcune di queste specie aliene, essendo particolarmente voraci, incrementano la competizione per le risorse determinando un notevole sbilancio nell’ecosistema.
L’inquinamento e la cementificazione dei litorali favoriscono invece il cambiamento delle nicchie ecologiche: la costruzione di dighe, porti turistici o di frangiflutti favorisce la formazione di un substrato ideale per le colonie di polipi, che riescono così a riprodursi molto più facilmente.
In particolare, l’intensificazione della pesca, in particolare quella industriale, determina la rarefazione non solo dei potenziali predatori delle meduse (vedi tartarughe marine, tonni, pesci spada), ma anche di quei pesci con cui le meduse competono per il fitoplancton.